I want to be a pirate

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    « Non c'è niente che un uomo non farebbe per quelle come noi. »Scheda Prostituta 19 anni
    "Nessuna offesa" rassicurò lei "E' la prima volta che lascio L'Avana da parecchi anni."
    Leticia ponderò se fosse il caso di rivelare la natura del viaggio... Ma Madame Marcelle era stata molto chiara riguardo l'importanza della lettera, perciò decise di tenersela per sé. Tuttavia, stava cercando di instaurare un rapporto di fiducia con la sua interlocutrice, e alla base della fiducia stava la trasparenza.
    "Devo parlare con il Consorzio, a Nassau. È una questione importante che riguarda sia la mia padrona Madame Marcelle, sia il vostro capitano Wright." Spiegò quindi risparmiandola dai dettagli importanti.
    "Per quanto riguarda il mio lavoro, no, non riguarda questa nave o la ciurma. Come dicevo prima, lavoro per Madame Marcelle nella sua casa del piacere. Perdonatemi, pensavo l'aveste già intuito, dato che si direbbe che tutto il resto dell'equipaggio si sia fatto un'idea piuttosto chiara su di me."

    Leticia Rio Vargas
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    « A volte, nel silenzio, riesco ancora a sentire le scimmie. »Scheda Pirata 19 anni

    Già, ma da dove cominciare? Nassau non era Londra, ma senza una bussola nessun navigatore avrebbe trovato la giusta rotta. Decise semplicemente di avviarsi più verso il porto, magari qualche attività gli avrebbe dato i giusti indizi. La vita iniziava a riaccendersi presto in quel conglomerato, anche se in realtà non si era mai spenta, si era solo trasferita nella locanda. Piuttosto, erano gli "altri" cittadini di Nassau che tornavano alla quotidianità, quelli onesti; perché Nassau, prima di tutto, era una colonia e anche se momentaneamente slegata dalla Madre Patria, la principale popolazione era composta da uomini e donne normali. Ecco il reverendo che dava una spazzata sugli scalini della cappella, un pescatore che allestiva asticelle ed essiccatoi sui quali deporre le sue prede da vendere direttamente, una donna corpulenta con due ceste vuote si dirigeva verso presumibilmente il mercato posto vicino al mare.
    Udì il martellare incessante e ritmico tipico di un'officina. Visto aveva bisogno di una spada, quale posto migliore dove cominciare se non il fabbro? Aumentò il passo, ansioso di raggiungere la bottega ma quando vide l'insegna sentì tra un colpo e l'altro una voce decisa.
    «Ehi, ragazzo!»
    Si arrestò, guardò un po' in giro. Non c'era nessuno.
    «Da questa parte, giovane. Nel vicolo.»
    C'era effettivamente uno spazio tra due degli edifici di pietra colorati. In fondo un muro bianco, ma nessuna persona. Guybrush tuttavia continuò a sentire la voce, perciò decise di proseguire. Arrivato in fondo vedeva sempre e solo quel muro bianco, mezzo sgretolato con dei mattoni esposti in certe parti, guardò prima a destra e poi a sinistra e ancora nessuno. Fece un paio di passi nel giardinetto incolto alla sua sinistra, verso un cumulo di larghe foglie di palma accatastate.
    «È un brutto momento per scegliere di visitare Nassau, ragazzo.» La voce calda e sprezzante era alle sue spalle. Si girò e vide un uomo, non più vecchio di 60 anni, aveva i capelli lunghi e un pizzetto color sabbia. La fronte rugosa, corrucciata e tutta la pelle arrossata. Dietro di lui, come guardie, due giovani in camicia a righe blue e bianche.
    «Molto BRUTTO.» Fece un passo verso di lui, mentre estarsse una pipa dal cappotto e iniziò a trafficare mettendoci del tabacco dentro. Era armato con una spada e una pistola, come gli altri due tra l'altro. Guy deglutì. «E Nassau è la mia città. Voglio sapere ogni cosa di chi entra ed esce. Il tuo nome qual è, giovane?»
    «Guybrush. Threepwood.» Non se la sentì di mentire questa volta.
    «Bene, Peepwood. Io sono Hornigold, e sono la legge in città.» Accese con un fiammifero la pipa e lo schioccò alle spalle di Guy, mancando di pochissimo la catasta di palme secche. Se avesse incendiato quell'ammasso probabilmente avrebbe preso fuoco anche lui. Trasalì ancora più forte.
    «Faresti meglio a trovarti un'altra città.» Sorrise sardonico. «Una più... sicura.» Girò quindi i tacchi, facendo un cenno ai suoi.
    Guybrush tornò a respirare. Cercò di pensare positivamente. Dopotutto, avere un garante dell'ordine in città non era poi cosa negativa.



    Guybrush Ulysses Threepwood
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    « Il Capitano Wright mi manda a saldare il suo debito. »Scheda Piratessa 27 anni
    A quanto affermava Leticia, il suo era un viaggio di lavoro per conto di terzi, qualcosa di abbastanza normale in sé. La menzione del Consorzio poteva anche spiegare la sua presenza sulla Golden Monkey.
    Non era affare suo impicciarsi in ulteriori dettagli sul suo viaggio, visto che era solamente lì per controllarla e proteggerla, null'altro.

    Quando apprese poi l'effettivo lavoro di Miss Leticia, Dylan si permise di scuotere la testa a quelle sue parole. In effetti ora le preoccupazioni del capitano sul resto della ciurma sembravano avere maggiore senso.
    «Ma non sono come il resto dell'equipaggio, no? Dovreste averlo intuito come molti altri» rimbeccò prontamente Dylan, «Inoltre non frequento i bordelli.»
    La donna non continuò quell'ultima frase, lasciando così a Leticia la possibilità di formulare una qualsiasi spiegazione sul perchè non lo facesse. La verità era ance piuttosto semplice, un po' come tutto in Dylan, ma questo Leticia forse poteva non saperlo.
    C'era però da chiedersi come mai la padrona della casa di piacere avesse mandato una delle sue ragazze a Nassau, invece che mandarci un uomo di fiducia come facevano in molti altri.



    Dylan Rachel Crawford
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    « Non c'è niente che un uomo non farebbe per quelle come noi. »Scheda Prostituta 19 anni
    Era proprio un osso duro quella Crawford. Sicuramente più gentile e garbata del resto della ciurma, ma comunque un vero pezzo di ghiaccio, o almeno era quella l'impressione che voleva dare.
    "Dovreste provare, qualche volta" commentò ingenuamente Leticia il fatto che la piratessa non frequentasse i bordelli. "Non so quali siano i vostri gusti, ma sono sicura che possano essere soddisfatti, specialmente in una città come Nassau. A L'Avana siamo quasi solo donne a lavorare, ed è un peccato, perchè la clientela è molto più... varia, di quanto si creda. Non avete idea di quanti vengono da noi e si chiudono in stanza con una delle ragazze... a non fare nulla. Alcuni ci pagano anche degli extra per fare rumore e non destare sospetti."
    Si alzò e guardò dal piccolo pannello in vetro sulla porta: il traffico là fuori si era ridotto di molto, l'equipaggio meno importante probabilmente era sceso in cambusa, e le grida di Wright si facevano sempre più predominanti. Leticia suppose che fosse perchè era arrivato il momento di salpare.
    "Uomini..." continuò guardando ancora attraverso la porta "Sarebbe molto più facile, sia per noi che per loro, se fossero un po' più simili a noi." aggiunse infine, senza dare ulteriori spiegazioni a quella affermazione.
    "Stiamo per partire." cambiò quindi argomento, stavolta girandosi di nuovo verso di lei per poi sedersi sulla branda. "Non serve che stiate tutto il tempo qui con me. Lungi da me privarvi delle interazioni sociali con il resto della ciurma. Avrete un buon legame, ormai."

    Leticia Rio Vargas
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    « Il Capitano Wright mi manda a saldare il suo debito. »Scheda Piratessa 27 anni
    Dylan si trattenne dal rispondere alle parole dell'altra donna. Usare del denaro per cose del genere era per lei totalmente inutile, visto che non trovava nulla di concreto e valevole in tutto ciò. Trovava inutile rivelarlo, anche perchè non voleva entrare in quel genere di discorsi.
    Preferì lasciare che Leticia parlasse per entrambe, forse a più agio di lei nel parlare. Si ritrovò però ad annuire alle sue parole.
    Molte volte si era chiesto se qualcosa del genere potesse davvero funzionare, in un mondo come quello. Era inutile però pensarci troppo: nulla di ciò era fattibile e perciò bisognava semplicemente sopravviverci.

    «Allora torno alle mie normali mansioni, ma non abbiate timore di chiamarmi in caso di bisogno. Io rimarrò nelle vostre vicinanze» cercò di rassicurarla, chinandosi poi per un goffo saluto.
    Dandole poi finalmente della privacy, Dylan uscì dalla cabina per riunirsi alla ciurma, la quale non perse tempo nel farle domande in merito alla loro ospite a bordo.
    La pirata si riguardò bene dal dire qualcosa oltre al necessario, ma per tutto il viaggio a Nassau mantenne la sua promessa a Leticia, rimanendo nei pressi della cabina in caso di necessità. Si ritrovò persino a fare da guardia alla porta quando il capitano si allontanava troppo.

    La distanza da percorrere non fu lunga, ci misero due giorni scarsi a causa del vento che remava loro contro di tanto in tanto.
    Non appena la vedetta gridò loro di aver visto terra, i primi comandi per portare la nave in porto furono presto abbaiati da mastro Glover.
    Per Dylan però tutto ciò significava una cosa di base: potersi finalmente levare dal compito di cane da guardia e tornare alla sua solita routine. Ne aveva già abbastanza dei commenti divertiti dei compari.
    Non appena le distanze per l'arrivo a Nassau si erano accorciate, le venne ordinato dal capitano di avvertire la loro ospite affinché si potesse preparare all'attracco.

    Dylan bussò alla cabina del capitano, avvertendo poi Leticia che ci fosse lei oltre la porta.
    Era già successo che qualcuno avesse tentato di presentare al suo posto, per cui da allora aveva preferito avvertire l'altra donna o si sarebbe nuovamente ritrovata davanti a lei che colpiva un altro pirata. Solitamente ciò non era consentito a bordo della nave, ma Wright le aveva dato un compito e questo portava anche a dei piccoli benefici.


    Dylan Rachel Crawford
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    « A volte, nel silenzio, riesco ancora a sentire le scimmie. »Scheda Pirata 19 anni

    L'officina del fabbro si apriva sulla strada sotto una tettoia di stuoia. Il caldo del mattino si era fatto già intenso e unito all'incandescente fucina rendeva l'aria pesante, irrespirabile. Guy aggrottò la fronte e sentì le narici pungere mentre attraversava la soglia; l'uomo che batteva sull'incudine ingobbito aveva i pantaloni vinaccia, indossava solo un grembiule di cuoio e la schiena scoperta era piena di peli neri. Barba e capelli lunghi, arruffati e grigi come la fuliggine.
    «Che vuoi damerino?!» sbottò senza neanche girarsi.
    «Sono nuovo in città e... cercavo una spada.» Corse con lo sguardo lungo il perimetro della bottega. Rastrelliere ospitavano scimitarre e fioretti di varia fattura, dimensioni, else e pomelli variavano ma erano tutte meravigliose alla vista. Pensò di dover andare su qualcosa di economico. Puntò una lama modesta, poggiata semplicemente su un tavolo. Il manico in ottone, la lama una mezzaluna argentea.
    «Quella... potrebbe andare bene.»
    Il vecchio spostò appena lo sguardo.
    «Bene. Fanno 100 pezzi da otto. Ce li hai i soldi?»
    Threepwood in quel momento in realtà non aveva nulla.
    «E non si fa credito» sottolineò il fabbro girandosi finalmente verso il cliente. Aveva una lunga cicatrice rosata che gli serrava l'occhio destro.
    Guy si infilò le mani in tasca senza farsi notare. Sentì il vuoto invadergli il palmo. Non aveva più un soldo da dopo il naufragio. Sperava proprio di ricominciare da zero.
    «Potrei... potrei pagare in futuro. Ho sentito che c'è un tesoro nascosto sull'isola, potrei trovarlo e usare quello per pagare. Avete forse un badile anche?»
    «Sì. C'è quella.» Una pala da scavo era adagiata sul fianco di un grosso baule. «Sono solo 75 pezzi da otto.» Allargò un amaro sorriso per poi concentrarsi di nuovo nel lavoro, spostando la spada sulla mola per affilare.
    «Credo... credo che per ora darò solo un'occhiata in giro.»
    Il negoziante si arrestò prima di iniziare l'affilatura. «Sì, ma non toccare nulla. Non è un emporio questo.»
    Guybrush si perse solo ancora un po' ad ammirare le lame, poi affranto capì che non era cosa. Avrebbe forse dovuto scavare a mani nude? E poi comunque rimaneva da trovare una mappa, una qualche indicazione di dove si trovasse quel presunto tesoro... era con le mani legate.
    Forse doveva trovare un modo per distrarre il fabbro, tornare di sera, cercare di rubare quella spada. In fin dei conti il furto, secondo le regole del Consiglio, faceva parte della vita del pirata. I pirati non erano forse ladri in mare? Depredando mercantili e navi consolari cariche di bottino?
    Uscì dal laboratorio, tornando a passeggiare senza una vera e propria meta.
    Si imbatté per caso nel signor Frasier, l'uomo composto che aveva intrattenuto i saggi pirati nella locanda. Andava di corsa e non riconobbe, come c'era da aspettarselo, il nuovo arrivato.
    «Mister Frasier» lo frenò Guy parandoglisi davanti.
    «Come...? Chi siete? Ah... il ragazzino. Cosa volete di grazia? Vado un po' di fretta.»
    «Mister Frasier, io... ho un po' di problemi con le prove, sono a corto di finanze e... non so da dove cominciare per il tesoro. Avete parlato di una parte del tesoro di Flint, ma non saprei proprio dove cercare.»
    Frasier era sul punto di andare e fregarsene. Sospirò, si guardò in giro, poi esasperato e rassegnato tranquillizzò Guybrush.
    «E va bene, mister Threepwood. Venite da me dopo il mezzodì, nel mio ufficio su Corner Street. Vedrò di aiutarvi con qualcosa che posseggo e potrebbe esservi utile per la ricerca del bottino di Flint. Ora però lasciatemi andare, per pietà.»
    Il ragazzo sorrise, annuì e ringraziò semplicemente con un cenno della testa.
    Almeno ora aveva qualcosa in mano... forse.


    Guybrush Ulysses Threepwood
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